Istituto Cattaneo

Referendum a senso unico

Alta partecipazione, soprattutto nei comuni più piccoli e “periferici”

 

Domenica 22 ottobre, due regioni italiane – Lombardia e Veneto – hanno tenuto i referendum consultivi per richiedere al governo un maggiore spazio di autonomia su determinate materie e competenze specificate dall’art. 116 della Costituzione italiana. Nel caso del Veneto era previsto un quorum di validità dell’elezione (pari al 50{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f} degli aventi diritto), mentre in Lombardia non era richiesto il raggiungimento di nessun quorum. Considerate le posizioni assunte dai partiti, l’intera partita referendaria si giocava attorno alla quota di cittadini che avrebbero preso parte alla votazione. Un’alta affluenza, superiore al quorum in Veneto e al di sopra di una soglia fissata simbolicamente attorno al 40{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f} in Lombardia, avrebbe significato un successo per i promotori del referendum e un rafforzamento delle loro posizioni nella trattativa con il governo nazionale sulla “differenziazione” regionale.

Per questa ragione, l’Istituto Cattaneo ha deciso di analizzare nel dettaglio la partecipazione elettorale nei due referendum, tenendo in considerazione sia la prospettiva storica sia quella geografica, relativa alla distribuzione del voto a livello comunale e provinciale.

 

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