Istituto Cattaneo

Primarie PD 2017 – Non è un partito per giovani? Cosa resta dell’effetto Renzi

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Domenica 30 aprile il Partito democratico (Pd) ha eletto il suo nuovo segretario, con la partecipazione di circa 1 milione e 800 mila elettori (tra iscritti e simpatizzanti). Uno dei dati principali che è emerso dall’analisi del voto è stato il tendenziale invecchiamento della base elettorale e militante del partito. Per esaminare nel dettaglio questo fenomeno, l’Istituto Cattaneo ha analizzato la composizione, per classi di età, sia dell’elettorato del Pd che dei partecipanti alle primarie, mettendole a confronto con quella dell’intera popolazione italiana.

 

Il primo dato che trova indubbiamente conferma è il progressivo invecchiamento del “popolo del Pd”, e cioè di coloro che alle elezioni politiche hanno votato per il partito oggi guidato da Matteo Renzi e hanno attivamente preso parte alle elezioni primarie per la scelta del Segretario (nel 2007, 2009, 2013 e 2017). Come mostra la Fig. 1, nel 2007, in occasione della nascita del Pd e dell’elezione di Veltroni come leader del partito, all’incirca solo un terzo (35{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f}) dei votanti alle primarie aveva più di 55 anni. Invece, nelle primarie di domenica scorsa quasi i due terzi degli elettori (63{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f}) era un over-55enne. Nel giro di un decennio, si è quindi raddoppiata la quota delle persone più anziane tra i partecipanti alle primarie. Questo fenomeno ha, in parte, ragioni strutturali, legate al trend di invecchiamento generale della popolazione italiana, ma anche motivazioni specifiche che riguardano il Partito democratico e il suo tradizionale bacino elettorale.

 

Infatti, come emerge dai dati qui riportati, la percentuale di elettori Pd con un’età superiore ai 55 anni è costantemente maggiore rispetto a quella della popolazione italiana. Lo scarto più evidente è quello registrato proprio in occasione delle primarie di domenica. Se tra tutti gli italiani con più di 16 anni quelli con più di 55 anni sono oggi il 40{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f}, all’interno del popolo delle primarie questa quota sale al 63{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f}, con un incremento di ben 23 punti percentuali. L’unica eccezione rispetto a questa tendenza è quella del 2007, al momento della fondazione del Pd. In quella particolare occasione (che aveva coinvolto oltre 3 milioni e mezzo di persone), i votanti alle primarie con più di 55 anni erano il 35{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f}: un dato addirittura inferiore a quello riferito all’intera popolazione italiana (37{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f}).

 

Un’altra importante indicazione che emerge da questi dati, è il tendenziale invecchiamento dei partecipanti alle primarie del Pd in rapporto all’elettorato generale del partito. Questo è un fenomeno significativo perché segnala l’inversione di un processo che sembrava piuttosto stabile. Fino al 2016, i votanti delle primarie del Pd erano più giovani rispetto all’elettorato del partito. Ad esempio, i votanti con meno di 34 anni erano il 30{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f} tra i partecipanti alle primarie del 2007 e il 14{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f} tra l’elettorato del Pd alle elezioni politiche del 2008. Un trend simile si evidenzia anche nel 2013: se alle primarie il 19{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f} aveva meno di 34 anni, tra gli elettori del Pd la stessa quota di elettori scende al 16{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f}.

 

Con le primarie del 30 aprile, questa tendenza si capovolge. Oggi il “popolo delle primarie” è più anziano del “popolo degli elettori” del Pd. Solo il 15{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f} di chi si è recato ai gazebo la scorsa domenica aveva un’età inferiore ai 34 anni, mentre all’incirca il 20{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f} tra chi ha votato il Pd alle europee rientra in quella categoria (18-34 anni, esclusi i non maggiorenni).

Questo dato è particolarmente significativo perché offre diversi spunti di interpretazione per le trasformazioni in atto nel Partito democratico e, più in generale, sul sistema politico italiano. Il primo aspetto che si segnala è che non esiste (o sembra essersi esaurito) un “effetto Renzi” sul Pd. Nonostante la sua leadership innovativa e il suo programma di rinnovamento, la base sociale ed elettorale del partito continua a rimanere legata al bacino tradizionale dei voti raccolti nel corso del tempo dai principali partiti di centrosinistra. È solo nelle elezioni europee del 2014 che la leadership di Renzi sembra avere un effetto abbastanza rilevante sull’elettorato giovanile (per la prima volta dal 2007, la quota di under-35enni sfonda il tetto del 20{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f}), ma questo effetto si è poi ridotto nel triennio successivo e, soprattutto, nelle primarie di domenica.

 

Il secondo aspetto altrettanto importante è che la scissione subita dal Pd, con la fuoriuscita di alcuni esponenti del partito verso altre forze politiche (Art. 1. Movimento Democratico e Progressita), non sembra aver mutato la struttura sociale dei militanti e simpatizzanti del Pd. Con l’uscita dei “soci” storici della cosiddetta “ditta” del partito, si poteva ipotizzare un mutamento nell’elettorato Pd, a partire dalla sua composizione anagrafica. Invece, i dati a disposizione non confermano questa tesi. Anzi, con il voto delle ultime primarie – come abbiamo visto – cresce ulteriormente il peso degli elettori più anziani.

 

Infine, l’ultimo aspetto che merita segnalare riguarda la forza di attrazione delle primarie. Nel voto di domenica scorsa, abbiamo assistito a un calo di circa 1 milione di elettori rispetto alle primarie del 2013. Questa scarto nella partecipazione e i dati fin qui analizzati segnalano che non è avvenuto nessun ricambio generazionale tra i simpatizzanti del Partito democratico. Gli elettori tradizionali del Pd continuano a prendere parte alla vita del partito, anche attraverso il voto nelle primarie, mentre le generazioni più giovani si allontanano o se ne disinteressano. Neanche attraverso lo strumento delle primarie, che fino a ieri era riuscito a suscitare l’interesse e la partecipazione (anche) della componente giovanile dell’elettorato, si è fermato il processo di invecchiamento dell’elettorato del Pd. Di conseguenza, il Partito democratico è sempre meno uno specchio fedele della società italiana. Allo stesso tempo, Renzi è tornato in sella a un partito sempre più suo, ma sempre più diverso da lui: giovane, dinamico, orientato al futuro.

 

Fig. 1 – Elettorato del Partito democratico e partecipanti alle primarie per classi di età, 2006-2017 (valori {392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f})

 

 

Fonte: dati sulla popolazione: Istat (www.istat.it); dati sull’elettorato del Pd: Itanes (www.itanes.org); dati sui votanti alle primarie e sugli iscritti: Candidate & Leader Selection (www.cals.it). Nota: le tre classi di età sono, nell’ordine, le seguenti: 16-34 anni; 35-54 anni; oltre 54 anni.

 

Analisi a cura di Marco Valbruzzi

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