Analisi dei flussi elettorali nel ballottaggio per il X Municipio
Giornalisti e commentatori politici hanno parlato delle elezioni di Ostia e nell’intero X Municipio di Roma come di un «mini-voto», che doveva servire semplicemente a eleggere il cosiddetto «mini-sindaco», ossia il Presidente di uno dei Municipi più periferici – sia socialmente che geograficamente – della Capitale. E invece nel corso della campagna elettorale il voto a Ostia ha assunto un’importanza che superava i ristretti confini di un quartiere romano, per assumere una rilevanza quanto meno nazionale. Ovviamente, la maggior parte dei riflettori era puntata soprattutto sul rapporto problematico tra criminalità organizzata e consenso politico a Ostia, così come sulle violenze o sulle minacce subite dai giornalisti interessati ad indagare dall’interno le dinamiche politiche nel X Municipio.
Ma il voto di domenica scorsa, dopo il primo turno del 5 novembre, è importante anche perché permette di ricavare utili informazioni sugli orientamenti elettorali degli italiani in vista delle prossime consultazioni. Più in particolare, è possibile interrogarsi sul fenomeno dell’astensionismo (che nel caso di Ostia ha raggiunto livelli record: oltre i due terzi degli elettori non si sono recati alle urne), sul comportamento elettorale degli elettori del PD e di CasaPound di fronte al dilemma tra il voto alla candidata del M5s (Giuliana Di Pillo) o quello alla candidata di centrodestra (Monica Picca) e, ancora, sulla capacità dei cinquestelle a Roma di confermare i propri consensi in una città governata da oltre un anno da un Sindaco espressione del M5s.