Il 27 giugno scorso è venuto a mancare Luigi Pedrazzi. Lo abbiamo ricordato come fondatore ed animatore de Il Mulino e del Cattaneo, propulsore e stimolatore di unica importanza. Ma il prof. Pedrazzi è stato soprattutto uno dei più acuti studiosi della società e della politica italiana.
Per ricordarlo Vi riproponiamo un suo scritto del 1981, che mostra la sua grande visione per il ruolo della ricerca ed il suo rigore intellettuale. E viene da chiedersi quanto di attualissimo ci sia in quel testo. A nostro avviso, molto.
La «regola» del Cattaneo, di Luigi Pedrazzi
(Cattaneo, anno I numero 1, maggio 1981)
Nessuna attività di ricerca può salvare la politica dai rischi che le sono propri e di fronte ai quali le analisi degli esperti sono meno influenti dei sentimenti popolari, le idee dei protagonisti meno importanti dei caratteri di cui essi sappiano dar prova, l’organizzazione di un partito più forte delle conoscenze di cui dispone il suo gruppo dirigente. Sul piano personale, poi, l’attenzione ai fatti politici, la capacità di accumulare memoria, di approfondire e discutere dati e interpretazioni, non mette di per sé intellettuali e studiosi in condizione di contare nel vivo delle situazioni e delle scelte politiche. Se vogliono contare davvero, concorrere nelle decisioni, anche gli intellettuali, come tutti, debbono assumere ruoli politici, pagando i prezzi relativi, il che in pratica vuol dire militare in un partito, battersi nel suo interno, assumervi posizioni concrete e attive.
Quando eravamo più giovani, trent’anni fa, all’inizio dell’esperienza editoriale del Mulino e dei «comitati di studio» del Cattaneo, credevamo più facile congiungere cultura e politica, e senza porci troppi problemi definimmo la nostra rivista e la nostra associazione «di cultura e di politica», o «di politica e di cultura», secondo una formula di comodo largamente usata. Oggi siamo più consapevoli della differenza delle due attività, della distanza tra il capire e il potere, responsabilità che restano sempre distinte per tutti, a tutti i livelli. Accettiamo questa separatezza come un segno dei tempi, in parte come sviluppo della nostra maturità personale. Nell’ambito dell’Associazione il Mulino cerchiamo ora di dare nuovo impulso alle attività e alle iniziative del Cattaneo accettando fino in fondo la logica che vuole – in questa che è un’istituzione di ricerca – il primato del conoscere e del capire rispetto al fare, influire, orientare: se qualcuno di noi vuol contare in politica non può che farlo in proprio, assumendo di persona le responsabilità e gli impegni necessari nei contesti che sceglie, affrontando direttamente quelle difficoltà politiche che le conoscenze possono illuminare ma non risolvere.
Vi sono però difficoltà pratiche molto stringenti anche per chi resti fuori da impegni politici diretti: le attività di ricerca costano (per quanto sia possibile condurne di serie e significative anche con mezzi finanziati relativamente modesti), e le conoscenze delle situazioni, dei problemi, dei protagonisti politici sono in qualche misura apprezzate strumentalmente da chi opera in politica. Ne consegue una condizione stabilmente rischiosa per il ricercatore di informazioni e conoscenze in questo campo: di vedere cioè comperate le proprie capacità di acquisire e sistemare conoscenze, e condizionati i risultati di un lavoro di ricerca che, invece, è significativo in misura dell’indipendenza che riesca ad esprimere e conservare di fronte al proprio oggetto.
L’Italia, nonostante tanti suoi aspetti negativi, è un paese civile e vi sono molti politici che capiscono questo rischio insito nelle attività di ricerca e, con le parole e con i comportamenti, accettano e rispettano la distinzione dei compiti, specie in presenza di studiosi e intellettuali che li aiutino avendo severa coscienza di questa difficoltà e dandosi regole di austera prudenza al riguardo.
La principale di queste regole è che ogni risultato di ricerca e ogni aspetto delle metodologie usate siano pubblici: consentire a qualcuno (per danaro o per solidarietà) conoscenze esclusive e riservate è senz’altro possibile sul piano di una professionalità privata anche molto seria, ma sarebbe sbagliato per un istituto che vuole operare con continuità nell’ambito degli studi politici e costruire una organizzazione e una tradizione di ricerca in cui possano operare e formarsi persone che considerino prioritario, almeno per una fase della propria vita, il capire rispetto all’influire: questa regola deve essere tenuta presente – e da parte nostra lo sarà – nell’impostare contratti, convenzioni, rapporti: non vi sono necessità ne opportunità finanziarie che possano farla mettere da parte, ne amicizie che possano attenuarne l’applicazione. D’altra parte è una regola che da i suoi frutti.
Da quando l’Associazione il Mulino ha dato nuovo impulso alle attività dell’Istituto Cattaneo, due contributi – nel solco di una tradizione costruita dall’Istituto già negli anni sessanta – si sono segnalati con maggiore evidenza, relativi alle due maggiori forze politiche del nostro paese. E’ avvenuto così che comunisti e democristiani per conoscersi e per essere conosciuti quali sono, abbiano trovato indicazioni di rilevante interesse nelle ricerche pubblicate dal Cattaneo negli ultimi anni, apprezzate particolarmente da chi – all’interno di questi due partiti- è più sensibile ad una autocomprensione razionale e laica della vita e dei problemi del partito, che è bene siano largamente conosciuti.
Per la Dc si può addirittura ricordare che l’Assemblea organizzativa che prende occasione dal centenario della nascita di De Gasperi per proporsi come un anno di studio e di riflessioni all’interno della Dc, è nata – se non come idea, come primo annuncio – in una tavola rotonda promossa dall’Arel, ad Ancona il 16 maggio 1980, con la partecipazione di Forlani, padre Sorge, Francesco Merloni e Arturo Parisi, avente come oggetto proprio il volume del Cattaneo, a cura di Parisi, «Democristiani»*.
Nell’aprire queste pagine, che intenzionalmente abbiamo voluto uscissero nello stesso giorno scelto anche nel 51 per iniziare la pubblicazione del Mulino, ho creduto giusto esporre brevemente problemi che sono sostanziali nel nostro impegno e ricordare, con un misto di umiltà ed arroganza, la condizione in cui stiamo e la regola a cui ci atteniamo: con umiltà perché le difficoltà e i rischi dell’impresa sono reali e sarebbe imprudente e sciocco non averli presenti; con una certa arroganza, come dimostra quello che il Mulino e il Cattaneo, pur con i loro limiti, sono stati negli studi politici di questo paese e per l’autocomprensione delle forze politiche più significative della società italiana: un’autocomprensione insufficiente ma necessaria per cercare di condurre se stesse e il paese fuori dalle difficoltà in cui stiamo sprofondando.
25 Aprile 1981
* Il volume Essere democristiani oggi, contenente le relazioni tenute da Arlando Forlani, Francesco Merloni, Arturo Parisi, e padre Bartolomeo Sorge, è stato pubblicato dall’Arel nella collana Doc (80) 3, Roma, novembre 1980.