Per il Pd è finito l’esodo verso i cinquestelle?
Cinquestelle divisi tra fedeli, traghettati, disillusi e pentiti
Lega e FI compatti (nonostante qualche elettore “pigro”)
È trascorso quasi un anno dalle elezioni politiche e mancano pochi mesi all’appuntamento col rinnovo del Parlamento europeo. In questa fase politica è inevitabile che anche le elezioni locali assumano una notevole visibilità e diventino il termometro dei mutamenti degli orientamenti elettorali dei cittadini italiani. Ieri si è votato per la regione Abruzzo, tra due settimane si voterà in Sardegna. I partiti, e gli osservatori della politica, guardano a queste consultazioni con grande attenzione.
Anche l’Istituto Cattaneo ha posto sotto esame il voto abruzzese indagando – coi consueti metodi (“modello di Goodman”) – i flussi elettorali nei due principali centri della regione, Pescara e Teramo.
I flussi elettorali sono gli interscambi di voto avvenuti fra i partiti nel corso di due elezioni successive. Nel nostro caso vengono stimati per singole città sulla base dei risultati delle sezioni elettorali. Si tratta di stime statistiche, e quindi di misure affette da un certo margine di incertezza. Le nostre analisi sono effettuate «su elettori» e non «su voti validi», al fine di poter includere nel computo anche gli interscambi con l’area del «non-voto» (astenuti, voti non validi, schede bianche).
Abbiamo confrontato il voto regionale (considerando il voto ai candidati) col voto del 4 marzo. Da questo confronto emergono alcune tendenze interessanti, che vanno interpretate tenendo presente che nelle scelte dell’elettore per il voto regionale si mischiano sia motivazioni di carattere locale (apprezzamento personale per il candidato presidente, influenza di reti sociali legate ai candidati consiglieri in lotta per le preferenze, programmi delle coalizioni sulle questioni locali), sia considerazioni legate al giudizio sul governo nazionale.