Amministrative 2017: svolta a destra
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A urne chiuse, con i ballottaggi che hanno dato i loro responsi, è possibile offrire un’interpretazione generale su questa tornata di elezioni amministrative, analizzando in particolare la capacità dei principali schieramenti a “conquistare” nuove amministrazioni comunali oppure a conservare quelle nelle quali era già al governo. A tal fine, nelle note che seguono separeremo il risultato dei ballottaggi di domenica 25 giugno 2017 dal quadro generale dell’intera consultazione.
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Il risultato dei ballottaggi
Tabella 1. Numero di comuni superiori ai 15 mila abitanti controllati dagli schieramenti politici prima e dopo i ballottaggi 2017 (solo comuni andati al ballottaggio) | ||||
Prima dei ballottaggi | Dopo i ballottaggi | |||
N. comuni | {392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f} sul totale | N. comuni | {392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f} sul totale | |
Centrosinistra | 64 | 58,2 | 34 | 30,9 |
Centrodestra | 32 | 29,1 | 53 | 48,2 |
M5s | 2 | 1,8 | 8 | 7,3 |
Lista civica | 12 | 10,9 | 15 | 13,6 |
Totale | 110 | 100,0 | 110 | 100,0 |
Fonte: Istituto Cattaneo. |
Il primo dato che analizziamo si riferisce al numero di comuni controllati dai partiti politici (o dalle coalizioni) prima e dopo il voto di domenica 25 giugno. Come mostra la tabella 1, il centrosinistra – nelle sue varie composizioni e combinazioni – esprimeva il sindaco in 64 comuni su 110, pari al 58,2{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f} del totale, mentre oggi ne controlla soltanto 34. In pratica, i comuni con sindaco di centrosinistra si sono quasi dimezzati. Sono cresciuti sensibilmente, invece, i comuni amministrati dal centrodestra: erano 32 prima delle elezioni e oggi sono 53 (con un crescita, in termini percentuali, di quasi 20 punti). Anche le liste civiche, o indipendenti, hanno aumentato il numero di comuni amministrati, passando da 12 a 15, e cioè dal 10,9{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f} al 13,6{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f}. Infine, il M5s nei comuni al ballottaggio registra un saldo positivo: nel 2012 era risultato vincente soltanto in due comuni (Parma e Mira), mentre oggi amministra 8 municipalità (passando, in termini percentuali, dal 1,8 al 7,3).
Questo quadro dei ballottaggi mostra chiaramente che l’unica forza politica con un bilancio in perdita nei comuni al ballottaggio è il centrosinistra. Se tra i comuni al ballottaggio prima del voto era il centrosinistra ad amministrare la maggioranza dei comuni, oggi è il centrodestra l’attore dominante, risultando vincente quasi in un comune su due. Questo fenomeno segnala una certa difficoltà del Partito democratico e dei suoi alleati di centrosinistra nell’affrontare la sfida del ballottaggio. Per analizzare più nel dettaglio questo aspetto, la tabella 2 mostra il “tasso di vittoria” dei principali partiti o schieramenti nel turno di ballottaggio. Nel dettaglio, questo indicatore è dato dal rapporto tra ballottaggi vinti e numero di comuni nei quali un determinato partito era presente alle elezioni con un formato chiaramente riconoscibile.
Il M5s si conferma, anche in questa occasione, una “macchina da ballottaggio”: quando riesce ad accedere al secondo turno, si trasforma in un partito pigliatutti, in grado di attrarre i consensi degli elettori dei candidati esclusi dopo il primo turno. Pur essendo riuscito ad andare al ballottaggio soltanto in 10 comuni su 159 (è escluso, per commissariamento, il comune di Trapani dal conteggio), il M5s mostra un “tasso di vittoria” nel secondo turno pari all’80{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f}: il risultato più alto rispetto a tutti gli altri schieramenti considerati. All’opposto, la coalizione di centrosinistra è quella che soffre maggiormente nei ballottaggi. Il suo “tasso di vittoria” è del 40,5{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f}: ciò significa che il centrosinistra è riuscito a vincere solo in 4 elezioni su 10.
Tabella 2. Tasso di vittoria degli schieramenti politici ai ballottaggi di domenica 25 giugno 2017 | |||
N. vittorie ai ballottaggi | N. comuni con liste al ballottaggio | Tasso di vittoria ({392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f}) | |
Centrosinistra | 34 | 85 | 40,0 |
Centrodestra | 53 | 95 | 55,8 |
M5s | 8 | 10 | 80,0 |
Lista civica | 15 | 23 | 65,2 |
Fonte: Istituto Cattaneo. |
Da questo punto di vista, il Pd e i suoi alleati hanno un comportamento perfettamente speculare rispetto a quello del M5s. Se questi ultimi faticano ad accedere al ballottaggio ma poi si dimostrano quasi invincibili nel secondo turno, il centrosinistra accede con relativa facilità ai ballottaggi ma poi ne esce spesso sconfitto. Per dirlo in altri termini, il Pd (con i suoi alleati) mostra, relativamente agli altri partiti, una crescente difficoltà a vincere nel turno elettorale decisivo. Un trend, peraltro, che risulta particolarmente evidente nelle regioni tradizionalmente “rosse”, dove il centrosinistra accede agilmente ai ballottaggi, ma poi perde in numerosi casi (ad esempio, in Emilia-Romagna il centrosinistra perde in tutti i cinque casi di ballottaggio).
Per i partiti di centrodestra, il “tasso di vittoria” (55,8{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f}) indica che la coalizione riesce a vincere in più di un ballottaggio su due: un dato superiore di oltre 15 punti percentuali rispetto a quello del centrosinistra. Anche le liste civiche, senza alcun legame con i partiti nazionali tradizionali, mostrano una buona prestazione nei ballottaggi (66,5{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f}), inferiore solamente a quella del M5s.
Grazie al formato largo e unitario della sua coalizione (da Forza Italia alla Lega, includendo talvolta anche Fratelli d’Italia-AN), che gli permette prima di accedere e poi di vincere con relativa frequenza nei ballottaggi, il centrodestra si attesta come il vincitore certo di questa tornata di ballottaggi.
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Quadro complessivo della tornata elettorale dell’11-25 giugno 2017
Se allarghiamo l’osservazione a tutti i comuni superiori ai 15 mila abitanti andati al voto in queste elezioni amministrative, il dato che emerge non si allontana rispetto a quello fornito dai ballottaggi. Come riportato nella tabella 3, alla fine dell’intero processo elettorale il centrodestra ha sorpassato il centrosinistra nell’amministrazione dei comuni superiori ai 15 mila abitanti al voto. Lo schieramento guidato dal Pd era in controllo di 90 comuni prima delle elezioni e oggi si ferma a 62: una perdita di 28 comuni che corrisponde a 15 punti percentuali sul totale (dal 56,6 al 39{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f}). Al contrario, il centrodestra fa un balzo in avanti conquistando 20 comuni: ne amministrava 51 prima del voto e ora esprime la giunta di 70 municipalità. Questa espansione comunale rende il centrodestra lo schieramento con più comuni superiori amministrati rispetto a tutti i suoi sfidanti. Nel suo insieme, il bilancio è positivo – seppure in misura nettamente inferiore –anche per il M5s (da 3 comuni passa ad 8) e per le liste civiche, che allargano il loro controllo da 15 a 19 comuni.
Tabella 3. Numero di comuni controllati dagli schieramenti politici prima e dopo le elezioni comunali 2017 | ||||
Prima delle elezioni | Dopo le elezioni | |||
N. comuni | {392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f} sul totale | N. comuni | {392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f} sul totale | |
Centrosinistra | 90 | 56,6 | 62 | 39,0 |
Centrodestra | 51 | 32,1 | 70 | 44,0 |
M5s | 3 | 1,9 | 8 | 5,0 |
Lista civica | 15 | 9,4 | 19 | 12,0 |
Totale | 159 | 100,0 | 159 | 100,0 |
Fonte: Istituto Cattaneo. |
Il sorpasso del centrodestra sul centrosinistra nell’amministrazione dei 159 comuni superiori ai 15 mila abitanti può essere indagato ulteriormente analizzando tutti i cambi di governo avvenuti nelle città al voto. Complessivamente, il governo comunale ha cambiato “colore” politico in 88 città su 159: la maggioranza uscente è stata sconfitta nella maggior parte dei casi (55{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f} sul totale). Com’era lecito aspettarsi, è stato il centrosinistra a pagare il prezzo più alto in termini di cambi di governo, subendone 52 su 90. Anche il centrodestra ha subito un numero non marginale di alternanze ai suoi danni (22 su 51), ma – come visto sopra – è riuscito a “strappare” diversi comuni ai suoi concorrenti.
Allo stesso modo, il M5s e le liste civiche perdono, rispettivamente, in 3 e 11 comuni. Nel caso del M5s le sconfitte di Mira, Parma e Comacchio sono compensate, almeno in parte, dalla vittoria in altri comuni, tra cui Acqui Terme, Carrara, Fabriano e Guidonia Montecelio.
Tabella 4. Cambi di maggioranza nelle amministrazioni dei comuni superiori ai 15 mila abitanti dopo le elezioni del giugno 2017 | |||||
Centrosinistra nel 2012 | Centrodestra nel 2012 | M5s nel 2012 | Lista civica nel 2012 | ||
Alternanza nel 2017 | Sì | 52 | 22 | 3 | 11 |
No |
38 |
29 |
0 |
4 |
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Fonte: Istituto Cattaneo. |
Insomma, si confermano tempi duri per chi governa, soprattutto a livello locale. È evidente che la domanda di novità o discontinuità ha colpito soprattutto lo schieramento che, prima delle elezioni, controllava il numero maggiore di comuni (90 su 159). In tempi politicamente, socialmente ed economicamente turbolenti, più potere non implica soltanto più responsabilità, ma anche una più alta probabilità di essere scalzati dal governo.
Però, oltre a questo confronto numerico sui comuni passati da uno schieramento all’altro, queste elezioni amministrative ci consegnano un’immagine piuttosto diversa rispetto a quella a cui eravamo abituati in passato. Come si può vedere dalle due mappe riportate qui sotto (figure 1 e 2), il tradizionale radicamento del centrosinistra nei comuni del Centro-nord sembra essere del tutto scomparso. Seppur con segni di crescente cedimento, soltanto in Toscana continua a prevalere un orientamento dei comuni verso il centrosinistra. Di elezione in elezione, con tassi crescenti di astensionismo e con sempre più frequenti cambi di maggioranza, il “cuore” rosso dell’Italia centrale ha ormai smesso di battere a favore unicamente del centrosinistra.
L’aspetto interessante è lo spostamento delle “roccaforti” dei partiti e dei candidati di sinistra dal Nord al Sud. Gli esiti di questa tornata elettorale indicano una maggiore prevalenza del centrosinistra proprio nelle regioni del Sud, soprattutto in Basilicata, Campania, Calabria e Puglia. Un indicatore, forse, del mutamento che sta perseguendo/subendo il Partito democratico, sempre meno dominante al Nord e progressivamente più competitivo nelle zone dov’è meno diffuso o radicato socialmente.
Figura 1. Quadro complessivo delle amministrazioni nei comuni superiori ai 15 mila abitanti andati al voto. Prima delle consultazioni dell’11-25 giugno 2017
Analisi Istituto Cattaneo – Comunali 2017 – Quadro generale del voto (26 giugno 2017)
Fonte: Istituto Cattaneo.
In maniera speculare, il centrodestra sta progressivamente spostando i suoi punti di forza dal Sud alle regioni del Centro e del Nord Italia. Grazie soprattutto alla sua strategia unitaria e al rafforzamento delle componenti più “radicali” della sua coalizione, il centrodestra sta mettendo numerose, ma non sappiamo ancora quanto solide, radici nelle zone centrali del paese, confermando peraltro la sua diffusa presenza nelle regioni del Nord-est.
Figura 2. Quadro complessivo delle amministrazioni nei comuni superiori ai 15 mila abitanti andati al voto. Dopo le consultazioni dell’11-25 giugno 2017
Fonte: Istituto Cattaneo.
Il quadro che emerge da queste due mappe sembra confermare l’esistenza, almeno a livello locale, di un’Italia bipolare e, per certi versi, ancora bicolore. Tuttavia questa fotografia dell’Italia rischia di creare un’illusione ottica se il M5s viene lasciato fuori dall’inquadratura. L’immagine del bipolarismo municipale regge finché esistono precisi incentivi e regolamenti elettorali. Appena si rientra in una dimensione nazionale della competizione politica, l’Italia torna inevitabilmente a colorarsi di diversi colori e varie sfumature. Oppure, ed è il rischio più probabile, si finisce in un’Italia incolore, con partiti senza basi territoriali e radicamenti sociali.
Analisi a cura di Marco Valbruzzi in collaborazione con Michelangelo Gentilini
Fondazione di ricerca Istituto Carlo Cattaneo
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