Istituto Cattaneo

Comunali 2017 – Partecipazione ai ballottaggi

La partecipazione elettorale cala ulteriormente tra primo e secondo turno, come nella precedente tornata di amministrative (2012)

Ai ballottaggi, il calo della partecipazione si concentra soprattutto nei comuni del Sud. Tra le città capoluogo di provincia, calo molto contenuto a Padova e Lucca, decisamente più cospicuo a Catanzaro, Oristano, Taranto e Trapani.

Non c’è correlazione tra competitività del primo turno e andamento della partecipazione elettorale ai ballottaggi

 

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Tra primo e secondo turno sono tornati al voto 111 comuni superiori (> 15.000 abitanti), tra i quali 24 capoluoghi provinciali, di cui un capoluogo di regione: Genova. Nel complesso, in tali comuni sono stati richiamati al voto oltre 4 milioni di elettori.

L’analisi qui sviluppata intende affrontare soprattutto tre temi: in primo luogo, viene proposto un confronto diacronico tra il calo di partecipazione tra primo e secondo turno in occasione delle Comunali 2017 e il medesimo differenziale calcolato per la precedente tornata di elezioni amministrative (2012). In secondo luogo, si descrive l’andamento della partecipazione ai ballottaggi dal punto di vista territoriale. In terzo ed ultimo luogo, si verifica se e quanto i risultati del primo turno – dal punto di vista del maggiore o minore grado di competizione tra candidati poi andati al ballottaggio – hanno avuto un’incidenza sul livello di partecipazione, sulla base dell’ipotesi che maggiore la vicinanza tra i candidati, maggiore l’incentivo alla (ri)mobilitazione in sede di secondo turno.

Nel complesso, l’analisi qui presentata è significativa per almeno due ordini di ragioni: innanzitutto, ci dà una prima misura di quanto i candidati rimasti in gioco sono stati in grado di ri-mobilitare i propri elettori a distanza di soli 15 giorni dal primo turno. In seconda battuta, e soprattutto, ci racconta di quanto gli elettori il cui candidato preferito è rimasto escluso dal turno di ballottaggio siano stati disponibili a ricorrere alle proprie rispettive “seconde preferenze”, andando a votare – tra i due in lizza – il candidato “meno sgradito”. In parallelo alle più precise elaborazioni riguardanti i flussi elettorali, insomma, l’analisi della partecipazione elettorale tra primo e secondo turno ci dà una prima – per quanto abbastanza rozza – indicazione circa la capacità dei candidati al ballottaggio di pescare voti al di fuori dei rispettivi bacini elettorali.

Prima di tutto, occorre presentare la comparazione diacronica tra le dinamiche del 2017 e quelle di cinque anni prima. Da più parti, infatti, si sostiene che l’Italia degli ultimi anni sia entrata in un trend discendente di partecipazione elettorale: se, infatti, si prendono a riferimento gli appuntamenti elettorali che si sono succeduti nel corso degli ultimi cinque anni – comunali 2012, politiche 2013, europee 2014, regionali 2015, comunali 2016 e, ora 2017 – in tutte le occasioni il dato relativo alla partecipazione elettorale è stato inferiore a quello della tornata precedente. In più, si ricorderanno i casi clamorosi delle elezioni regionali in Emilia-Romagna e Calabria, che nel novembre di tre anni fa videro la partecipazione di meno di quattro elettori su dieci.

Da questo punto di vista, il trend discendente non si inverte, ma pare per lo meno stabilizzarsi: se, in occasione delle amministrative di cinque anni fa, il calo della partecipazione tra ballottaggio e primo turno è stato complessivamente pari a 14,1 punti percentuali, essendo diminuito dal 68,8{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f} al 54,7{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f}, anche in questo caso la diminuzione è in linea col passato: dal 60,6{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f} al 45,9{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f} (-14,7 punti percentuali). In altre parole, in un contesto di sempre crescente smobilitazione elettorale, i candidati arrivati al ballottaggio hanno almeno mostrato la stessa (in)capacità di cinque anni fa sia a rimobilitare i propri elettori a distanza di appena 15 giorni dal primo turno, sia a “pescare” nel bacino elettorale di chi aveva fatto altre scelte due settimane prima. Si veda, sul punto, la figura 1.

 

Figura 1. Partecipazione elettorale tra primo e secondo turno: comparazione diacronica 2017-2012

Fonte: Elaborazione Istituto Cattaneo sulla base dei dati del Ministero dell’Interno

 

 

Per quanto concerne invece le città capoluogo di provincia, il calo della partecipazione tra primo e secondo turno di queste amministrative 2017 è contenuto a Padova (-3,7 punti percentuali) e Lucca (-4,1), mentre assume dimensioni decisamente superiori a Lecce (-17,4), Oristano (-18), Taranto (-25,6) e, soprattutto, Trapani (-33,6), dove però ha ovviamente molto inciso il fatto che un solo candidato ha avuto accesso al turno di ballottaggio. Da questo punto di vista, l’unico capoluogo di regione in analisi – Genova – evidenzia un calo abbastanza limitato, pari 5,7 punti percentuali.

Per avere il quadro completo delle città capoluogo di provincia è possibile osservare la Tabella 1, che pone i comuni in ordine decrescente rispetto all’aumento dell’astensionismo tra primo e secondo turno:

 

Tabella 1. Andamento della partecipazione elettorale tra primo e secondo turno: comuni capoluogo di provincia

Comune Zona N 1° 2017 {392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f} 1° 2017 N 2° 2017 {392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f} 2° 2017 Diff N Diff {392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f}
Trapani Sud 35.377 60,02 15.884 26,46 -19.493 -33,56
Taranto Sud 98.720 58,51 55.473 32,88 -43.247 -25,63
Catanzaro Sud 54.545 72,44 35.442 47,07 -19.103 -25,37
Oristano Centro 17.296 61,94 12.261 43,91 -5.035 -18,03
Lecce Sud 54.279 70,16 40.812 52,75 -13.467 -17,41
Verona Nord-est 118.076 58,81 85.112 42,39 -32.964 -16,42
Asti Nord-ovest 34.621 57,49 25.116 41,7 -9.505 -15,79
L’Aquila Centro 40.641 67,77 31.229 52,08 -9.412 -15,69
Gorizia Nord-est 17.602 57,9 13.380 43,38 -4.222 -14,52
Como Nord-ovest 34.976 49,13 25.503 35,82 -9.473 -13,31
Piacenza Rossa 43.205 56,39 35.794 46,72 -7.411 -9,67
Alessandria Nord-ovest 41.592 55,69 34.629 46,36 -6.963 -9,33
Carrara Rossa 31.707 58,23 26.708 49,05 -4.999 -9,18
Belluno Nord-est 16.724 50,26 13.700 41,17 -3.024 -9,09
La Spezia Nord-ovest 42.021 55,35 35.306 46,5 -6.715 -8,85
Lodi Nord-ovest 20.754 60,18 17.709 51,35 -3.045 -8,83
Parma Rossa 77.960 53,65 65.643 45,18 -12.317 -8,47
Rieti Centro 28.458 72,48 25.718 65,5 -2.740 -6,98
Monza Nord-ovest 49.598 51,88 43.260 45,25 -6.338 -6,63
Pistoia Rossa 40.700 55,62 36.227 49,51 -4.473 -6,11
Genova Nord-ovest 237.679 48,39 209.595 42,67 -28.084 -5,72
Lucca Rossa 38.408 49,35 35.236 45,28 -3.172 -4,07
Padova Nord-est 99.603 60,77 93.470 57,03 -6.133 -3,74

Fonte: Elaborazione Istituto Cattaneo sulla base dei dati del Ministero dell’Interno

 

L’osservazione della tabella 1 rende possibili alcune interessanti considerazioni, la prima delle quali è chiaramente di ordine territoriale: tutti e quattro i comuni capoluogo di provincia del Sud tornati al voto il 25 giugno sono infatti tra i primi 5 capoluoghi per calo di partecipazione tra primo e secondo turno. In altre parole, il calo della partecipazione nel Meridione sembrerebbe decisamente più cospicuo che non in qualsiasi altra zona d’Italia. Per confermare tale impressione, tuttavia, è necessario scendere di livello di dettaglio, è prendere in considerazione i dati di tutti i 111 comuni che hanno visto tenersi il turno di ballottaggio, differenziati per zona territoriale. Nel farlo, si veda dunque sia la Tabella 2, sia la Figura 2 qui di seguito:

 

Tabella 2 Partecipazione elettorale tra primo e secondo turno su base territoriale

Regione 1° turno N 1° turno {392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f} 2° turno N 2° turno {392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f} Diff. N Diff. {392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f}
Piemonte 137.398 58,50 108.690 45,62 -28.708 -12,88
Lombardia 408.569 55,60 334.309 44,27 -74.260 -11,33
Liguria 293.518 52,80 257.158 43,41 -36.360 -9,39
Nord-ovest 839.485 56,00 700.157 44,15 -139.328 -11,85
Veneto 313.595 57,40 254.172 47,45 -59.423 -9,95
Friuli-Venezia-Giulia 17.602 57,90 13.380 43,38 -4.222 -14,52
Nord-est 331.197 57,50 267.552 47,23 -63.645 -10,27
Emilia-Romagna 157.460 57,06 134.166 47,33 118.420 -9,73
Toscana 110.815 54,39 98.171 47,79 -12.644 -6,60
Marche 34.535 57,46 29.316 48,83 -5.219 -8,63
Umbria 9.228 68,39 7.873 58,35 -1.355 -10,04
Zona rossa 312.038 57,40 269.526 47,92 -42.512 -9,48
Abruzzo 87.818 66,50 67.858 52,59 -19.960 -13,91
Lazio 168.396 59,93 126.801 43,71 -41.595 -16,22
Sardegna 30.660 57,70 22.658 42,82 19.592 -14,88
Centro 355.556 62,60 217.317 46,04 -138.239 -16,56
Campania 165.432 68,86 115.696 48,08 -49.736 -20,78
Puglia 348.943 67,90 248.884 46,22 -100.059 -21,68
Basilicata 10.962 77,24 9.279 65,39 -1.683 -11,85
Calabria 88.609 66,79 61.988 48,33 -26.621 -18,46
Sicilia 123.671 63,43 83.295 42,46 -40.376 -20,97
Sud 668.935 67,00 519.142 46,45 -149.793 -20,55
Italia 2.507.211 60,60 1.973.694 45,85 -533.517 -14,75

Fonte: Elaborazione Istituto Cattaneo sulla base dei dati del Ministero dell’Interno

 

Figura 2. Partecipazione elettorale tra primo e secondo turno: comuni superiori differenziati per zona territoriale

Fonte: Elaborazione Istituto Cattaneo sulla base dei dati del Ministero dell’Interno.

 

L’analisi dei dati aggregati conferma l’impressione che già si era ricavata dalla semplice osservazione dei soli comuni capoluogo di provincia: l’aumento dell’astensione, tra primo e secondo turno, è assai più netto al Sud che in qualsiasi altra zona d’Italia. In Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia, infatti, tra primo turno e ballottaggio il differenziale nel tasso di partecipazione elettorale evidenzia un calo di ben 20,6 punti percentuali, superiore rispetto a quanto caratterizza il Centro (-16,6 p.p.), il Nord-ovest (-11,9), il Nord-est (-10,3) e la Zona rossa (-9,5).

Sul punto, la spiegazione più plausibile ha probabilmente a che fare con l’incidenza che il voto di preferenza ha sulle dinamiche di mobilitazione elettorale nel Meridione: come è noto, il voto di preferenza è infatti assai più diffuso al Sud che altrove, e funge da fattore di mobilitazione per un buon numero di elettori meridionali. Tali elettori, insomma, paiono decisamente più interessati a votare per il proprio candidato preferito dentro le liste, piuttosto che tra le liste. Ecco perché sono meno interessati alla sfida maggioritaria: in sede di ballottaggio, infatti, le preferenze non possono più essere espresse

L’ultimo tema che si vuole affrontare in questa sede ha a che fare con la possibilità che la rimobilitazione sia meno probabile nel caso in cui il primo turno esprima un risultato piuttosto netto: in altri termini, si vuole testare l’ipotesi teorica secondo la quale laddove il primo turno vede una ampia distanza tra il candidato in vantaggio e il secondo arrivato, non vi siano particolari incentivi alla rimobilitazione, né per gli elettori del candidato in testa – molti dei quali saranno sicuri della vittoria – né per gli elettori del candidato secondo classificato – molti dei quali saranno altrettanto certi della sconfitta – né, infine, per gli elettori di candidati terzi – che non avranno particolare interesse a partecipare ad una sfida che probabilmente percepiscono come chiusa in partenza.

Per farlo, si possono correlare due serie di dati: lo scarto tra primo e secondo classificato in sede di primo turno, da un lato, e la differenza tra tasso di partecipazione al primo e al secondo turno, dall’altro, sotto l’ipotesi che all’aumentare del primo, aumenti anche il secondo. Si veda, a tal proposito, la seguente figura 3.

Figura 3. Scarto tra i candidati in sede di primo turno e calo della partecipazione: c’è relazione?

Fonte: Elaborazione Istituto Cattaneo sulla base dei dati del Ministero dell’Interno

 

Come risulta piuttosto evidente dall’osservazione della Figura 3 qui sopra, tale correlazione non sembra esistere: i punti (a ciascuno dei quali corrisponde un comune superiore, ovvero con più di 15.000 abitanti) si disperdono infatti in maniera piuttosto uniforme all’interno dello spazio cartesiano, a dimostrazione del fatto che non esiste alcuna chiara relazione tra una variabile e l’altra. In altre parole, non è la possibilità di indirizzare una sfida piuttosto “tirata” che ha inciso nella decisione degli elettori di (non) tornare alle urne: altre motivazioni vanno dunque individuate. Tra queste, come detto, soprattutto al Sud va ricordata quella legata al voto di preferenza.

 

 

Analisi a cura di Andrea Pritoni

 

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