Istituto Cattaneo

Comunali 2016 – La partecipazione elettorale cala ulteriormente tra primo e secondo turno

Ai ballottaggi, il calo della partecipazione si concentra soprattutto nei comuni del Sud. Tra le grandi città, calo molto contenuto a Milano e Torino, decisamente più cospicuo a Napoli.

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Come già fatto in occasione del primo turno del 5 giugno scorso, l’Istituto Cattaneo si è soffermato sull’analisi della partecipazione elettorale anche in occasione del turno di ballottaggio del 19 giugno. Questa analisi prende in esame i 121 comuni superiori ai 15 mila abitanti (tra i quali 20 capoluoghi provinciali e 6 capoluoghi di regione); in questi comune erano chiamati alle urne più di 8 milioni di elettori.

Differentemente da quanto fatto in occasione del voto del primo turno, in questo caso non è possibile procede a comparazioni diacroniche: i comuni al ballottaggio nel 2016 non sono gli stessi che necessitarono di un secondo turno anche in occasione del voto del 2011. L’unica comparazione possibile è quella tra il dato del 19 giugno e quello di due settimane prima. Tale comparazione ci dà una prima misura di quanto i candidati rimasti in gioco sono stati in grado di ri-mobilitare i propri elettori a distanza di soli 15 giorni dal primo turno. In secondo luogo, e soprattutto, ci racconta di quanto gli elettori il cui candidato preferito è rimasto escluso dal turno di ballottaggio siano stati disponibili a ricorrere alle proprie rispettive “seconde preferenze”, andando a votare il candidato “meno sgradito”.

L’analisi viene dunque condotta su tre livelli: quello dei 6 capoluoghi regionali (Milano, Torino, Trieste, Bologna, Roma, Napoli); quello dei 20 capoluoghi provinciali; quello di tutti i 121 comuni superiori ai 15 milia abitanti (ri)chiamati al voto.

Per quanto concerne le città di maggiori dimensioni, il calo della partecipazione tra primo e secondo turno è assai contenuto a Torino (-2,8 punti percentuali) e Milano (-2,9 punti percentuali), mentre assume dimensioni superiori a Trieste (-6,0), Bologna (-6,5) e Roma (-6,9). Un discorso a parte merita infine Napoli, in cui la partecipazione elettorale – tra primo turno e ballottaggio – è crollata di oltre 18 punti percentuali.

 

Fig. 1 L’astensionismo nei comuni capoluogo di regione: primo e secondo turno a confronto

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Fonte: elaborazione dell’Istituto Cattaneo a partire dai dati del Ministero dell’Interno

 

Le dinamiche andatesi sviluppando a Torino e Milano sono tra loro piuttosto differenti. A Milano, il fatto che quasi tutti gli elettori che avevano votato al primo turno siano tornati ad esprimere la propria preferenza in occasione del turno di ballottaggio dipende probabilmente dai risultati del 5 giugno: il margine ridottissimo con cui Sala sopravanzava Parisi, infatti, ha probabilmente incentivato gli elettorati di entrambi i candidati a ri-mobilitarsi in grande misura per confermare o ribaltare l’esito del primo voto. Paiono insomma, in questo caso, relativamente meno rilevanti le scelte compiute dagli elettori dei “candidati terzi”: sia perché Sala e Parisi erano comunque stati in grado di catalizzare oltre l’80{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f} delle preferenze espresse in sede di primo turno sulle proprie persone, sia perché il Movimento 5 stelle, a Milano, ha marcato la propria forte differenza rispetto ad entrambi i candidati rimasti in lizza al secondo turno, così incentivando la gran parte del proprio elettorato a non schierarsi.

Torino è differente: nel capoluogo piemontese la competizione tra Fassino e Appendino – in occasione del primo turno – non era risultata particolarmente “stretta”: il candidato del centrosinistra, infatti, sopravanzava di oltre 11 punti percentuali la candidata cinquestelle. In questo caso, insomma, è plausibile ipotizzare che a fronte di una (relativamente) minore ri-mobilitazione degli elettori dei primi due candidati, si sia verificata una (relativamente) maggiore ri-mobilitazione degli elettori il cui candidato preferito è rimasto escluso dal turno di ballottaggio, segnatamente gli elettori del centrodestra. Sembrerebbe che a Torino gli elettori di centrodestra siano tornati a votare pur non disponendo di un candidato ideologicamente affine, e che abbiano votato (piuttosto compattamente) per Chiara Appendino e il M5s.

Se i dati di Trieste, Bologna e Roma sono tra loro piuttosto simili, oltre che sostanzialmente assimilabili al dato nazionale, il crollo della partecipazione che ha contraddistinto il caso di Napoli merita invece particolare attenzione. In questo caso, infatti, tra primo e secondo turno si sono persi oltre 160.000 elettori: il tasso di partecipazione è così sceso dal 54,1{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f} ad un preoccupante 36,0{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f}. Come sempre accade, un esito di tali dimensioni può e deve essere spiegato sia ricorrendo a motivazioni strutturali – il calo di lungo periodo della partecipazione elettorale nel capoluogo campano (e nel nostro paese, più in generale) – sia contingenti. Per ciò che concerne queste ultime, due sembrano le principali: il fatto che Lettieri abbia “strappato” l’accesso al secondo turno con un risultato personale relativamente contenuto (poco oltre il 20{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f}); la pressoché totale certezza che avrebbe (ri)vinto De Magistris.

Se ampliamo l’analisi ai 20 comuni capoluogo di provincia, alcune tendenze territoriali saltano immediatamente agli occhi: innanzitutto, il già citato caso di Napoli – nel contesto meridionale – è tutto meno che un’eccezione. A Caserta si registra infatti un calo pressoché doppio: -34,7 punti percentuali tra primo e secondo turno. Diminuzioni similari sono inoltre riscontrabili più o meno in tutto il Sud: Isernia -19,3; Benevento -19,8; Crotone -25,2; Brindisi -26,4. In media, il calo della partecipazione nei comuni capoluogo del Meridione supera i 20 punti percentuali (-20,2).

Tendenze assai differenti – e tra loro più omogenee – contraddistinguono invece le altre zone territoriali in cui si sono aggregati i dati: Nord-ovest (Piemonte, Lombardia, Liguria); Nord-est (Friuli-Venezia-Giulia e Veneto); “zona rossa” (Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Umbria); Centro (Lazio, Abruzzo, Sardegna). Casi rilevanti, sul punto, appaiono tuttavia Savona – in cui un forte calo della partecipazione (-12,5 punti percentuali) ha ugualmente permesso la rimonta della candidata di centrodestra (Ilaria Caprioglio) ai danni di quella di centrosinistra (Cristina Battaglia) – Grosseto (-11,1), Latina (-11,3) e Olbia (-12,1). Anche in questi ultimi due casi, così come in quello ligure, il forte calo della partecipazione tra primo e secondo turno non ha tuttavia impedito al candidato inizialmente in svantaggio di superare quello che aveva ottenuto un maggior numero di suffragi la sera del 5 giugno. Sottolineiamo tali esiti perché – generalmente – maggiore il calo di partecipazione tra primo e secondo turno, più alta la probabilità che il candidato inizialmente in vantaggio riesca a confermarsi vincitore anche nel turno di ballottaggio: a Savona, Latina e Olbia, come d’altronde a Crotone e a Brindisi, l’esito è tuttavia stato opposto a quanto teoricamente ipotizzabile.

Tab. 1 Percentuale di votanti al primo e al secondo turno nei 20 comuni capoluogo di provincia

Comune capoluogo Zona territoriale Primo turno Secondo turno Differenza (p.p.)
Milano Nord-ovest 54,7 51,8 -2,9
Varese Nord-ovest 55,9 50,2 -5,7
Novara Nord-ovest 60,6 52,2 -8,4
Torino Nord-ovest 57,2 54,4 -2,8
Savona Nord-ovest 61,9 49,4 -12,5
Media 56,1 52,7 -3,4
Pordenone Nord-est 62,4 52,2 -10,2
Trieste Nord-est 53,4 47,4 -6,0
Media 55,1 48,3 -6,8
Bologna Zona rossa 59,7 53,2 -6,5
Ravenna Zona rossa 61,3 53,7 -7,6
Grosseto Zona rossa 67,5 56,4 -11,1
Media 61,1 53,7 -7,4
Latina Centro 70,1 58,8 -11,3
Roma Centro 57,0 50,1 -6,9
Carbonia Centro 61,7 54,0 -7,7
Olbia Centro 66,7 54,6 -12,1
Media 57,8 50,6 -7,2
Crotone Sud 71,1 45,9 -25,2
Benevento Sud 78,5 58,7 -19,8
Caserta Sud 70,9 36,2 -34,7
Napoli Sud 54,1 36,0 -18,1
Isernia Sud 69,6 50,3 -19,3
Brindisi Sud 67,9 41,5 -26,4
Media 58,4 38,2 -20,2
Italia 57,5 49,3 -8,2

 

Nel complesso dei 121 comuni superiori ai 15 mila abitanti (ri)chiamati al voto, il calo della partecipazione tra primo e secondo turno è quantificabile intorno ai 10 punti percentuali (esattamente, -9,5 p.p., da 60,0{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f} a 50,5{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f}). Come già accennato, il dato medio nasconde tuttavia differenze piuttosto cospicue dal punto di vista territoriale: ad un estremo, il calo più contenuto ha caratterizzato il già citato caso torinese (-2,8); all’altro, il crollo più evidente – come già visto – si è verificato a Caserta (-34,7). In nessun caso, dunque, il tasso di partecipazione è risultato maggiore in occasione del turno di ballottaggio rispetto al primo turno, in ciò confermando la difficoltà con cui elettori che non dispongono più del proprio candidato preferito siano disponibili a riorientare le proprie inclinazioni di voto nella direzione di quello – tra i due rimasti – “meno sgradito”.

Fig. 2  Percentuali di votanti al primo e al secondo turno nei 121 comuni superiori

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In conclusione, i dati del secondo turno 2016 evidenziano tanto tendenze attese, quanto (relative) sorprese: tra le prime, il fatto che tra primo turno e ballottaggio, gli elettori che si (ri)mobilitano sono sempre in diminuzione, così come le grandi differenze territoriali che – da sempre – paiono contraddistinguere la penisola. Tra le seconde, invece, soprattutto il fatto che a forti cali di partecipazione sia spesso corrisposta la “rimonta” dei candidati peggio posizionati in sede di primo turno. In tal caso, è plausibile supporre che molto sia dipeso dall’incapacità del candidato in vantaggio di riportare i propri elettori al voto. Sul punto, tuttavia, l’analisi dei flussi elettorali saprà dare indicazioni maggiormente precise.

 

 

 

Analisi a cura di Andrea Pritoni (333-6465333)

 

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