Il difficile rebus della formazione del governo

Movimento 5 stelle come partito centrale e mediano in parlamento
Tre agende per il dopo-voto: istituzionale, progressista, sovranista

Qual è il partito centrale nel parlamento uscito dalle urne del 4 marzo?
Quali sono le possibilità di convergenza programmatica tra le attuali forze politiche?

Per rispondere a queste domande, l’Istituto Cattaneo ha analizzato i programmi dei partiti politici su tre dimensioni di competizione:
1) l’asse sinistra-destra;
2) la divisione tra i favorevoli e i contrari ad un approfondimento del processo di integrazione europea;
3) l’asse che separa i conservatori dai progressisti sul piano dei diritti civili e sociali.

Ovviamente, questa analisi si fonda sul presupposto che esista una congruenza fra i programmi elettorali e il comportamento effettivo delle forze politiche. Sappiamo però che, passate le elezioni, intervengono altri fattori, di natura istituzionale e/o personale, a modificare le preferenze e quindi le posizioni dei partiti sulle singole tematiche. Di conseguenza, i risultati di questa ricerca sulla compatibilità programmatica dei partiti fanno riferimento a ciò che le forze politiche hanno promesso durante la campagna elettorale e non alle trasformazioni che sono avvenute o avverranno nelle settimane successive al voto.

Per capire chi svolgerà un ruolo centrale nel parlamento di prossima formazione è importante innanzitutto individuare il partito cosiddetto «mediano», cioè quell’attore politico in grado di giocare un ruolo strategico fondamentale nella formazione del governo. Va precisato che «partito mediano» non è sinonimo di «partito di centro». Quest’ultima definizione si applica solitamente a quei partiti ideologicamente moderati collocati a metà strada tra i principali schieramenti di sinistra e di destra. Mentre il partito mediano è quello che – una volta posizionati i partiti lungo un determinato asse – contiene al suo interno quel votante (mediano) che, indipendentemente dalla sua posizione ideologica, divide esattamente a metà la distribuzione dei seggi in parlamento, godendo così di un potere contrattuale superiore rispetto agli altri partiti.

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