Elezioni europee 2019 – Euroscettici a parole?

Il comportamento di voto dell’Ovp e di Fidesz nel Parlamento europeo.

Prossimità o lontananza rispetto al Partito popolare europeo?

Le imminenti elezioni europee del 26 maggio saranno uno snodo fondamentale per l’Unione europea (Ue) e per i partiti definiti come euroscettici; per questi ultimi potrebbe essere l’occasione – simbolica e concreta – di essere non solo protagonisti del dibattito pubblico europeo, ma di acquisire la capacità di incidere in modo più marcato sul funzionamento istituzionale e il processo legislativo dell’Ue.

Se il possibile exploit dei partiti euroscettici è stato affrontato in altre analisi dell’Istituto Cattaneo, un tema che è stato finora poco esplorato è il ruolo di quei partiti che, nel corso degli ultimi anni, hanno assunto posizioni politiche fortemente critiche verso l’Unione europea (fondamentalmente molto simili a quelle dei partiti euroscettici), ma che invece si collocano all’interno delle grandi famiglie politiche che sostengono il processo d’integrazione.

Due casi estremamente interessanti da analizzare sono quelli dell’Ovp – Österreichische volkspartei il partito Popolare austriaco guidato da Sebastian Kurz e dell’ungherese Fidesz – Fiatal demokraták szovetsége di Viktor Orbán. Entrambi sono partiti aderenti al Partito popolare europeo – Ppe (famiglia politica europeista per antonomasia) e si richiamano alla tradizione cristiano-popolare, ed entrambi esprimono il primo ministro nei rispettivi paesi.

Negli ultimi anni Orbán e Kurz hanno assunto posizioni estremamente critiche con l’Ue su temi rilevanti, in particolare quello dell’immigrazione e della gestione dei confini, cavalli di battaglia con cui macinare consensi nei rispettivi paesi. Il primo ministro Orbán è inoltre considerato responsabile dell’indebolimento dello stato di diritto in Ungheria e del deterioramento della qualità della democrazia del paese magiaro, di sostenere politiche apertamente xenofobe ed antisemite (la querelle contro Soros e la sua Central European University) e di aver impostato una campagna elettorale per le europee smaccatamente anti europeista. Proprio per questi motivi alcuni partiti aderenti al Ppe – con l’esplicito appoggio di Juncker – hanno chiesto la sua espulsione dal partito: una richiesta che si è conclusa con la sospensione fino a settembre e un monitoraggio costante dei comportamenti che terrà il partito di Orbán. Tale sospensione comporta l’impossibilità di partecipare alle riunioni del Ppe, il congelamento del diritto di voto negli organi del partito e il divieto di presentare candidati per gli incarichi partitici.

Appare quindi interessante capire se, durante la legislatura che si sta per concludere, i due partiti abbiano assunto spesso posizioni difformi dal proprio gruppo, magari sposando apertamente posizioni euroscettiche oppure se l’approccio muscolare verso l’Unione europea è stato riservato alla politica interna e alle discussioni interne al Consiglio europeo. Qual è stato quindi il comportamento di voto dell’Ovp e del Fidesz nel corso dell’ultima legislatura europea? Hanno ribadito nella prassi parlamentare la stessa distanza dal Ppe che hanno mostrato nella loro comunicazione politica?

Leggi qui l’articolo completo.

Related posts

Le cicogne possono tornare

Verso le elezioni europee

Regionali in Abruzzo 2024